Aurelio Lomi, Martirio di San Biagio

Autore, Titolo dell'opera:

Autore : Aurelio Lomi (Pisa, 1556; Pisa, 1622)

Titolo dell'operaMartirio di San Biagio

Data : 1601

Ubicazione : Chiesa di Santa Maria di Castello (seconda cappella)

Dimensioni : 340X218 cm.

Tecnica: olio su tela

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Descrizione dell'opera

La pala era originariamente collocata nella cappella della Nazione Ragusea, nella zona retrostante l' abside sinistra della chiesa. Ottenuta la cappella nel 1581, i lavori vennero completati solo alla fine del 1600, quando vi fu inserita nella parete destra una lapide dedicatoria trascritta dal Vigna. Di lì a poco fu posta in opera anche la pala d' altare con il Martirio di San Biagio alla presenza dei santi Nicola e Gerolamo, per cui i Ragusei avevano particolare devozione e nei cui giorni, come si apprende dalla lapide, veniva celebrata una messa nella cappella.

Al centro dell'opera è probabile che apparisse l' immagine della Madonna della Misericordia che condivideva con san Biagio la dedicazione della cappella, direttamente dipinta sulla tela o forse collocata entro una cornice ovale sorretta dal gruppo di angioletti. Posteriore invece è l'inserimento della tavola con la Madonna col Bambino, rimossa durante il restauro del 1977 a cura di Terminiello e assegnata a Barnaba da Modena. Analizzando le dimensioni e la forma rettangolare della tavola, ricordata solo a partire dall' Alizieri, possiamo notare che questa si accorda male all'andamento dell' opera maggiore, che ha subìto per questo delle mutilazioni. Tra il 1875-80 i Domenicani iniziarono lo smembramento della cappella, riutilizzandone i marmi pregiati: è in questa occasione che si provvede al restauro della pala ed a una nuova indoratura delle cornici; il dipinto rimase nella collocazione originaria fino al 1969, quando furono intrapresi i lavori di trasformazione della cappella di san Biagio in museo. Dopo il restauro è stato collocato nella cappella dell' Assunta, già ospitante la tavola d' Ognissanti del Brea, ora al museo.

Basata su un nitido disegno secondo la più rigorosa tradizione fiorentina, la pala fu commissionata al Lomi probabilmente dal nobile genovese Gio. Agostino Giustiniani, protettore e patrono dei mercanti ragusei. Concepita come "festosa rappresentazione teatrale" e per questo criticata dal Venturi come "pittura pretensiosa e uggiosamente rifinita", l'opera invece presenta toni illuministici che impreziosiscono le superfici; la composizione è strutturata secondo uno schema caro all' artista, presentandosi divisa in due gruppi nella parte inferiore: il martire e i suoi aguzzini con a sinistra due figure in piedi in atto di assistere all' avvenimento, e il comandante con le proprie guardie a destra. Infatti Biagio, vissuto tra il III e IV secolo, nato da una nobile famiglia e allevato nella fede cristiana, viene eletto vescovo di Sebaste, l’odierna città di Sivas nella Turchia orientale, che al tempo di san Biagio era una provincia romana chiamata Armenia Minor; ma anziché risiedere in città preferisce recarsi sulle montagne, in una sorta di eremitaggio in cui accoglie moltissimi animali selvatici, che tratta con rispetto e che cura quando malati o feriti. Allo scoppio della persecuzione i soldati, inviati sul monte per catturare le fiere da far combattere con i cristiani nel circo, scoprono la spelonca del santo, proprio per la grande quantità di animali selvatici che vivono accanto a lui, e lo arrestano. Egli avrebbe subìto il martirio per decapitazione dopo una serie di torture, la più celebre delle quali è la scarnificazione coi pettini per cardare la lana (“Dilacerato corpore, infractus animo resistit”, narra il racconto), inflittegli dal governatore romano Agricola nel 315 o 316, durante l’impero di Licinio e qualche anno dopo la concessione della libertà di culto nell’Impero Romano (313). Una motivazione plausibile del suo martirio può essere trovata nel dissidio tra Costantino e Licinio, i due imperatori cognati (314), che portò a persecuzioni locali ad opera di governatori troppo zelanti, con distruzione di chiese, condanne ai lavori forzati per i cristiani e condanne a morte per i vescovi.

Il soggetto del quadro è proprio la scarnificazione del santo attraveso i pettini per cardare la lana, che gli aguzzini utilizzano per ferire san Biagio alla caviglia destra ed al petto. Inoltre, dall' alto del cielo, assistono alla terribile tortura l'apostolo Pietro, i santi Nicolò, Girolamo e Domenico, che facevano da corteggio all' immagine della Vergine col Bambino. Concludendo è significativo nell'opera il paesaggio marino che, oltre a offrire al dipinto un tono azzurro brillante e smaltato, sdrammatizza ulteriormente l'avvenimento: infatti i velieri finemente tratteggiati che solcano il mare costituiscono un preciso riferimento alle navi ragusee, assidue frequentatrici del porto genovese.

Per quanto riguarda lo stile della pala, possiamo notare immediatamente alcune delle caratteristiche tipiche del cosiddetto periodo della "maniera" (oggi detto Manierismo) , da cui il Lomi sarà totalmente influenzato, e che si è soliti collocare tra il 1520, anno della morte di Raffaello Sanzio, ed il 1527, anno del Sacco di Roma. Infatti la costruzione della composizione è stata molto ben studiata dall'artista e presenta delle figure serpentinate, cioè realizzate come la fiamma di un fuoco o una s (quelle ad esempio degli aguzzini in primo piano e dei putti in alto che sorreggevano l'immagine della Vergine) ; un uso accurato della luce, finalizzato a sottolineare le espressioni ed i movimenti dei personaggi della scena principale; poi la grande varietà di pose, sguardi ed espressioni dei soldati e di coloro che assistono (aspetto michelangiolesco) ; infine, ultimi elementi tipici evidenti, sono la varietà di abiti, di drappeggi e di colori cangianti che colpiscono e suggestionano lo spettatore.

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Fonti

Federico Alizeri, Guida artistica per la città di Genova, terza giornata, Genova, 1846 "Quanto v'ha di notabile in fatto d'arti è la tavola col martirio del santo vescovo titolare colorita da Aurelio Lomi. Nella parte superiore sono espressi altri santi, che fan quasi corteggio ad un'imagine di Nostra Donna. Questa dee segregarsi dall'opera del Lomi, a cui venne affissa o a dir meglio unita fin da principio, ed attribuitasi al XV secolo; è dipinta in campo dorato, ragionevole nell'esecuzione, degna d'osservazione e di lode per buon metodo di panneggiare, per molta soavità d'espressione."

P. Raimondo Amedeo Vigna Illustrazione storica, artistica ed epigrafica dell' antichissima Chiesa di Santa Maria di Castello in Genova, Genova, 1864, pag. 192 "La tavola esprimente il martirio di S. Biagio è un assai pregevole quadro d' Aurelio Lomi; nella cui parte superiore soni figurati i santi Pietro apostolo, Nicolò, Girolamo e Domenico che fanno corteggio ad un'antica immagine della B. V."

Alessandro Da Morrona Pisa illustrata nelle arti del disegno, Pisa, 1812, II, pag. 470 "Del Lomi è la tavola dell' Assunzione in S. Maria di Castello, e di lui stimiamo ancora il S. Giacinto, ed il Martirio di S. Biagio."

Carlo Giuseppe Ratti Vite de' pittori, scultori, ed architetti genovesi, seconda edizione della prima versione di Raffaele Soprani, Genova, 1768, pag. 450 "In S. Maria di Castello sono del Lomi le tavole agli Altari della Gloriosissima Vergine Assunta, e di S. Domenico. Un'altra pur quivi se ne vede esprimente il Martirio di S. Biagio; ed è quella, che sta collocata nella cappella contigua alla sagrestia."

Lorenzo Pareto, Camillo Palavicino, Massimiliano Spinola Descrizione di Genova e del genovesato III, Genova, 1846, pag. 138 "Dalla sacristia passando alla cappella della nazione Ragusea si vede quivi la tavola dell'altare col martirio di S. Biagio, opera del Lomi: sul gran quadro ne è addossato un altro piccolo di maniera greca colla Madonna ed il Bambino."

Carlo Giuseppe Ratti Instruzione di quanto può vedersi di più bello in Genova in pittura, scultura, ed architettura ecc., Genova, 1780, pag. 98 "Chiesa Di S. Maria Di Castello, già antichissima Collegiata. (...) e quinci entrerete nella nobile cappella della Nazion Ragusea, la tavola del cui altare col martirio di s. Biagio é del Lomi."

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Bibliografia

Daniele Sanguineti Santa Maria di Castello chiesa e convento, Sagep editrice, Genova città inaspettata, Genova, 1997.

Ufficio Musei e Beni Culturali della Regione Liguria: Guida a Santa Maria di Castello, Genova, 1989.

Chiese di Genova, Sagep editrice, guide di Genova, direttore responsabile Eugenio De Andreis, Genova, 1990.

Fiorella Caraceni (a cura di) Guide di GenovaSanta Maria di Castello, Genova, 1975.

La Basilica di Santa Maria di Castello in Genova illustrata a cura dei PP. Domenicani di Castello, Genova, 1910.

Galassi Maria Clelia, Lomi a Genova, in: Roberto Paolo Ciardi, Maria Clelia Galassi, Pierluigi Carofani (a cura di), Aurelio Lomi: maniera e innovazione, Pisa, 1989, Pacini editore.

Castagna Domenico Nuova Guida Storica artistica di Genova, Genova, 1970.

Venturi Adolfo Storia dell' arte italiana, IX La pittura del Cinquecento parte VII, Ulrico Hoepli editore, Milano, 1934.

Storia di san Biagio in: www.sanbiagiomonza.it, ultima consultazione: 27/11/2010.

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Compilatore

Nome compilatore : Alessia Bernardini

Data : 27/11/2010

Nome revisore : Antonie Rita Wiedemann

Responsabile : Maurizia Migliorini

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Immagini

Immagine:martirio san biagio.jpg

Ultimo aggiornamento 26 Ottobre 2022